Un prete da niente
04/2023
L’oblio, il risveglio, l’amore di una donna e una bambina dal fermaglio rosso, non basteranno al protagonista per sapere chi è veramente.
Dovrà continuare a cercare, e tornare in quel piccolo paese per trovare la sua strada.
Forse non ci fermiamo mai abbastanza a guardarci dentro, per capire chi siamo veramente, e non basta una vita, anche se a volte può bastare poco, tanto poco, quasi niente:
Una nevicata e un tiepido sole di primavera.
Distributore unico “Cartolibreria Punto e Virgola”:
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Prefazione
Prefazione a cura di: Padre Mariano Pappalardo
Scorrono veloci sotto gli occhi, le parole del racconto che hai tra le mani, ma non scivolano via. Lente scendono nel cuore e si depositano nel fondo e lì mettono radici e germogliano. Pur se la mente è pressata da una trama avvincente e piena di colpi di scena, quei germogli, nel cuore, obbligano a sostare con sguardo rapito a scrutare ciò che di più intimo c’è nell’intimità di ciascuno. Lì tutto è riposto e si sedimenta e attende che una parola fatata come un bacio, risvegli emozioni, esperienze, ricordi, pensieri, ragionamenti, scelte, e tutto ciò che creduto passato, torna a pulsare di rinnovata, insperata, vibrante presenza.
Sono germogli cordiali che profumano, che hanno sapore e fragranza di altri tempi.
Hanno profumo, fragranza e sapore come di pane appena sfornato cui è difficile resistere, tanto seduce. È pane fresco, buono, che nutre e diletta da solo anche senza companatico.
È nutrimento semplice ed essenziale eppure sollecita il gusto e si può continuare a masticare anche il boccone buttano giù ormai da tempo. E’ un sapore che permane, che fa compagnia e accompagna.
Il “prete da niente” è un buon amico, che parla a te mentre racconta di sé; che ammonisce con delicatezza mentre mette a nudo e svela le proprie fragilità; che guarisce le tue ferite mentre cerca di medicare le proprie; che dona al lettore il senso della propria esistenza, mentre cerca quello della sua.
Quello della sua esistenza è un senso intessuto di relazioni.
Solo le relazioni dicono e danno il senso della vita. Solo nelle relazioni ciascuno può ritrovare se stesso. Solo le relazioni permettono di ricostruire il passato e offrono inatteso futuro.
L’intreccio delle relazioni, permette l’intreccio del tempo; il passato proietta al futuro ma fa sostare con consapevole sapienza nel presente. Solo chi abita il presente, con calma e infinita pazienza; solo chi nel presente sa mettersi in gioco fino in fondo e pur con azzardo, sarà in grado di uscire dalla bolla di una esistenza smemorata che imbriglia e imprigiona.
Le relazioni sono intrecci di legami che avvincono ma non imbrigliano, che seducono senza soffocare, che “rubano” l’anima, ma non la sequestrano, che dicono amore solo quando sono in grado di dare via libera. Lezione di vita per chiunque dovesse pensare di poter possedere gli altri con prepotente violenza o con subdoli ricatti emotivi.
Quello di Felice Nucci è un romanzo d’amore: amore per la vita, per la natura: il lago, il gatto, i fiori, la neve; amore per le donne, i bambini, gli amici, la musica, per una piccola chiesa, una veste talare, una vecchia Mini Morris.
L’amore si fa rispetto cortese e attento, invade i sensi, si esprime con gli occhi e con lo sguardo pudìco e leggero; si manifesta nel tatto impalpabile e discreto; negli abbracci caldi e prolungati e silenziosi; va al ritmo del cuore che batte a volte calmo e rassicurante, altre volte frenetico e inquietante.
La vicenda e i personaggi sono straordinari nella loro ordinarietà. Quella narrata è una vicenda semplice e umanissima, a tratti struggente; è l’elogio di un quotidiano che emoziona. Tutto è parlante, ogni cosa racchiude una parola. Vi è una storia che ha fatto nido in ogni singolo oggetto, in tutto ciò che è vivo ed anche in ciò che ormai sembra morto.
L’autore conduce i suoi lettori, e vi riesce con maestria, a far risuonare le parole annidate, e dà loro voce, prima fermandosi ad ascoltarle e poi facendole vibrare all’orecchio e al cuore di chiunque voglia ascoltarle.
Quella che Felice Nucci esprime nel suo romanzo è una umanità “ingenua” e fanciulla, che proprio per questo raggiunge la pienezza di una maturità adulta e raffinata. Il mondo e la storia, gli uomini e le loro storie sono contemplate con sguardo puro e infinito rispetto.
Si respira un’aria tersa di gratuità tra le righe del romanzo. In esso ciascuno, negli ampi spazi bianchi lasciati dall’autore, può scrivere la propria storia e liberarsi il cuore e ritrovare l’anima.
Quella del protagonista è una vita convulsa, ma vissuta col ritmo lento del pescatore e si muove tra le proprie e le altrui tragedie col passo felpato di un gatto silenzioso e sagace.
Pur nella ricerca di sé, egli non ruota mai su se stesso. La capacità di accogliere l’altro e fargli spazio nel proprio mondo interiore, accompagnandolo senza lasciare impronte neppure sulla neve e senza mai interferire, lo condurrà a portare alla luce, quasi a partorire se stesso e a dare il meglio di sé.
Il racconto più che leggerlo, lo si può ascoltare con infinita tenerezza.
È una narrazione sussurrata anche se ogni evento porta con sé le inevitabili asprezze della vita. Alcuni eventi sono duri, ma tutto è vissuto con l’animo sognante del “venditore di sogni”, o più semplicemente con l’animo lieto di chi non si arrende alla realtà, ma ne sogna, ne canta, ne indica un’altra diversa e migliore, e per questa si spende.
È una lettura che fa bene al cuore.
È una lettura che ridona vita.
Don Mariano
Un prete da niente